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L’Ortobene
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
«Amare gli amici è abitudine di tutti, amare i nemici invece è solo dei cristiani» (Tertulliano). La Parola, proposta questa domenica, – prolungamento del discorso iniziato con le beatitudini – è rivolta a «voi che ascoltate», ai discepoli, a noi. L’esortazione, che può sembrare utopica e irrealizzabile, è secondo Freud: «assurda». Probabilmente è vero. Come lui anche tanti altri pensatori antichi e moderni, che hanno scritto commentando questo “pretenzioso” imperativo del Vangelo, hanno valutato questa pagina evangelica impraticabile o illusoria.
L’odio, la vendetta, la stizza e i silenzi sono solitamente le reazioni che accompagnano un’offesa. Tuttavia il cristiano ha un’altra possibilità. Se tutto si compisse qui ed ora non potremo mai comprendere la logica evangelica che invece, andando oltre, è capace di dare stabilità ad un presente con le sue speranze instabili. Il cristiano, nel battesimo, è immerso nell’immensità dell’Amore Divino ed è reso capace di rendere l’assurdo “ragionevole” (card. Kasper). La prospettiva evangelica rompe la circolarità chiusa della vendetta aprendo spazi per la luce di una solutio-ne, che può venire solo in-un-Altro. Con il fuoco della sua Misericordia, Dio, scioglie [solutio] la resistenza dell’uomo che ad offesa risponderebbe con un’offesa uguale o maggiore. Il Dio rivelato in Gesù Cristo è quel “totalmente altro” che, standomi accanto, chiede di essere accolto in me. Se siamo intimamente amati e perdonati possiamo gustare come vere le affermazioni, degli antichi, secondo cui: “amor omnia vincit” (Virgilio). L’amore vince contro la spirale dell’odio. La vendetta e il peccato cedono il passo alla riconciliazione, la morte lascia il respiro alla vita. Questo non dev’essere il ripiego di chi non è in grado, per mancanza di forze, di vendicarsi per torto ricevuto ma l’atteggiamento, testimoniato anche dai martiri, di chi ha il coraggio di farsi amare profondamente e gratuitamente dal Padre.
Scrive – nella sua opera Misericordia – il cardinal Kasper: «Il perdono è possibile solo nella forza e in virtù dell’azione salvifica preventiva compiuta da Dio in Cristo (Rm 3,25s). Esso è possibile solo nella luce dell’affermazione che anche Dio ci ha riconciliati con lui quando noi eravamo ancora suoi nemici (Rm 5,10)». Siamo noi che, con il peccato, ci allontaniamo dalla Sua amicizia, diventando quindi nemici. Tuttavia nella Sua Misericordia abbiamo ricevuto «una misura buona, pigiata, colma e traboccante» del Suo Amore che ci rende «figli dell’Altissimo» e quindi capaci di amare anche i nemici. In realtà il comandamento dell’amore gratuito è scuola di libertà.
Nel testo si legge: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso». Quel “come” non è un semplice “allo stesso modo” ma “dello stesso amore”. La giustizia umana non prevede il perdono, muore insieme alla soddisfazione; cioè una volta pagato il danno “siamo pari”. Non può esserci gratitudine per un uomo che, come una macchina, si annulla all’automatismo dell’assenza del cuore. La giustizia divina è Misericordia; dona e propone la strada del perdono, apre le porte della speranza ed è capace di dare la Vita. Il cristiano è chiamato alla rivoluzione dell’abbandono a Dio; che è Amore. «Al tramonto della nostra vita saremo giudicati sull’amore», afferma san Giovanni della Croce. Nella comunione vissuta, in Cristo, con Dio Padre, attraverso lo Spirito Santo, scopriamo la forza sconvolgente dell’Amore che da uomini ci rende figli amanti perché amati.