Solo chi aspetta può accogliere
Commento al Vangelo di domenica 22 dicembre 2024 - IV Domenica di Avvento - Anno C
di Federico Bandinu
Rogier van der Weyden, Visitazione (1440 ca), Museum der bildenden Künste, Lipsia (particolare)
4' di lettura
23 Dicembre 2024

Natale è ormai alle porte. La gioia, di domenica scorsa – in gaudete-, è prolungata in questa. La pagina evangelica dell’ultima domenica di Avvento manifesta la letizia dell’attesa. In questa pericope il sussulto di gioia, sottolineato due volte, è lo sfondo emotivo che accompagna l’incontro tra due donne in cui Dio ha compiuto meraviglie. Una attende (Elisabetta), l’altra porta l’Atteso (Maria). Ancora una volta Maria ci prende per mano nel cammino dell’avvento. Lei è missionaria: «si alzò» (verbo che indica la risurrezione) e «andò in fretta» (azione che descrive la dinamica dell’annuncio del Vangelo). È inondata di vita, nell’Annuncio dell’angelo, e, non potendo tenerla per sé, sente il bisogno di condividerla. La condivisione è festa, la festa è trovarsi insieme. Ecco allora festa e gioia grande in quella regione montuosa. Sicuramente per Maria non dev’essere stato semplice arrivarci. L’esperienza di Maria sarà stata simile a quella di un lungo pellegrinaggio. Nel cammino ci possono essere difficoltà e fatiche, spesso possono farsi sentire scoraggiamenti e inadeguatezze, ma se affrontate con speranza, superandole con fiducia, offrono la gioia della meta. Così dev’essere stato anche per Elisabetta. Aprendosi alla bellezza di una Vergine Madre attua l’uscita dalla sua comprensione precedente verso il compimento di una novità. 

In quest’anno giubilare che il Papa aprirà la notte di Natale, e in cui siamo chiamati ad essere pellegrini, guardiamo Maria ed Elisabetta entrambe pellegrine. La prima ha camminato, la seconda si è lasciata incontrare. Spesso il pellegrino non è solo chi cammina, ma chi si lascia incontrare dalla Parola di Dio che cammina nel mondo. La visitazione è la Parola di Dio, portata in grembo da Maria, accolta da Elisabetta, la quale anch’essa aspetta un bimbo. Solo chi aspetta può accogliere. Elisabetta, immagine del Popolo di Israele che attende il Messia (Antico Testamento), accoglie il Dio che Viene incontro a lei nel grembo di Maria (Nuovo Testamento). È bello guardare alla Madre di Dio, ancora in attesa della nascita del bambino, che presenta alla parente il frutto del suo grembo. La dinamica evangelica del “già e non ancora”, presente in Maria, rappresenta il luogo-soglia, abitato dai cristiani, che permette il fiorire della Speranza. Anche il cristiano ha ascoltato la Parola (annuncio), si è fatto incontrare (incarnazione), ha permesso che gli trasformasse la vita (risurrezione) diventando capace di testimoniarla (missione), anche se ancora non contempla pienamente il Suo Volto (escatologia). Tuttavia la tensione verso il Suo Volto, ancora Mistero, ci apre alla dimensione del camminare-verso, ci mette in movimento, ci rende pellegrini. Pellegrini come Elisabetta che accolgono la Parola che peregrina verso il nostro cuore. L’Avvento è attesa del Salvatore. Il Dio eterno si incarna e trasforma il Dio immutabile e immobile in Colui che pellegrino nel mondo, si attiva per cercare e offrire una relazione di salvezza e di pace ai suoi figli. Allo stesso modo in cui Elisabetta ha sentito il bimbo sussultare nel grembo e il re Davide ha danzato davanti all’arca della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, il credente, all’udire e vedere la presenza del Dio-con-noi che viene, è riempito di gioia. Il termine «piena di Grazia» che Elisabetta esclama nel saluto a Maria, diventa impegno per i cristiani ad accogliere Colui che, portato da Maria, è Pienezza di Grazia. 


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