Dati societari
L’Ortobene
Piazza Vittorio Emanuele 8
08100 Nuoro
–
Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
C.F. 93003930919
–
Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Con questo contributo intendiamo offrire alla attenzione dei nostri lettori una serie di riflessioni sulla perenne attualità di Virgilio, poeta vissuto durante l’età di Augusto (70 a. C. – 19 a. C.), uno degli autori più rappresentativi e significativi della classicità, attraverso le parole di un lettore e critico di eccezione, San Giovanni Paolo II. Il 30 novembre 1981 il Santo Padre rivolse in una elegantissima lingua latina un discorso ai membri della fondazione Latinitas e ai vincitori del Certamen Vaticanum, soffermandosi particolarmente sulle profonde valenze paideutiche di un autore così lontano ma anche così vicino a noi. Proponiamo un estratto di tale discorso nella nostra traduzione, con il richiamo però anche a termini originali che, per la loro pregnanza, acquistano un significato tanto più profondo e icastico.
Di seguito le parole del Santo Padre: «Virgilio fu poeta dotato di un profondissimo sentimento di umanità. Chi non ricorda quelle famose parole, segno di un animo commosso e addolorato, tanto brevi, concise ma pregnanti che a stento si possono tradurre con le parole nostre: Sunt lacrimae rerum? Non soltanto l’uomo piange per le situazioni avverse, ma anche le cose stesse quasi piangono e si riconoscono dalle lacrime. Dopo le guerre e le stragi dalle quali la repubblica romana era stata sconvolta – Virgilio era bambino nel tempo in cui Catilina esercitava la violenza – egli odiò la guerra e amò la pace. Ascoltiamolo mentre dice: “Saevit amor ferri et scelerata insania belli”, “Infuria l’amore per le armi e la scellerata pazzia della guerra”; “Laudanturque bonae pacis bona”, “E sono lodati i benefici della buona pace”. Non è forse vero il fatto che l’amore per la pace, dal quale egli era animato, è ciò che deve essere massimamente ricercato in questo nostro tempo sconvolto? Virgilio fu poeta anche della natura; con quale rispettoso e sereno amore, con quale soave modulazione di versi ha cantato pascoli e campi, fiori e alberi, animali piccoli e grandi ed altre realtà simili! Davvero è necessario che questo scuota gli animi degli uomini che trascorrono la vita in questo nostro tempo nel quale, a causa della tecnologia e di molteplici invenzioni dell’ingegno umano, sono inferti gravi danni alla natura, mentre si devono dedicare precipue cure al fine di difenderla».
La lingua latina, così sapientemente dominata da San Giovanni Paolo II, appare strumento estremamente versatile anche oggi ed efficacissimo ad esprimere termini moderni e contemporanei: si noti ad esempio la locuzione tradotta con “tecnologia” che corrisponde all’originale “machinalem industriam”.
Il Santo Padre con particolare sensibilità sa cogliere il messaggio profondo del poeta Virgilio capace di offrire al lettore testimonianze significative e pregnanti legate alla stigmatizzazione netta della violenza, dei conflitti fratricidi, a sinceri aneliti verso la concordia e la pace, all’amore per la natura.
Davvero il discorso di San Giovanni Paolo II può costituire una occasione preziosa di invito alla lettura attenta e all’approfondimento critico di un autore antico capace di sollecitare ed interpellare così profondamente le nostre coscienze.
A cura degli alunni della classe IV C del Liceo “Asproni” di Nuoro:
Coordinamento didattico: Venturella Frogheri