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L’Ortobene
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di Nuoro n. 35/2017 V.G.
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Con questo contributo offriamo alla attenzione dei lettori un piccolo repertorio lessicale costituito da termini legati al mondo della poesia. Si tratta di parole che usiamo comunemente e del cui significato profondo non sempre siamo pienamente consapevoli. La ricerca etimologica riconduce questi termini ad una origine classica, che ci illumina sulle loro valenze e sul loro peso. Partiamo quindi proprio dalla parola Poesia: deriva dal latino pŏēsis, che è dal greco ποίησις, derivato di ποιέω che significa fare o produrre. La poesia dunque, è l’arte di produrre composizioni verbali in versi, arte che, come diceva Quasimodo, produce un sentimento che il poeta pensa essere personale ma che il lettore avverte come suo, accende emozioni e crea empatia tra il poeta e il lettore o l’ascoltatore. La poesia in poche parole ha la capacità di rendere universale il sentire. Un compito nobilissimo dunque quello della composizione. E la parola italiana comporre deriva dal latino compònere (cum=insieme e pònere=porre, collocare) che significa porre insieme e mescolare varie cose per farne una; altrimenti è più comunemente formare, riferito a cose letterarie o musicali; scrivere di proprio concetto; modellare; disegnare di propria fantasia. Il verbo comporre denota dunque una creazione propria. Etimologicamente comporre significa realizzare un’opera o una costruzione complessa mettendo insieme diversi elementi costitutivi. Comporre una poesia significa organizzare ed elaborare ordinatamente le parole, e i propri pensieri, in forma scritta. Ciò comporta la condivisione di sentimenti e stati d’animo; si tratta dunque di un’azione estremamente creativa e armoniosa che può generare piacere nel destinatario della composizione ed accrescerne le emozioni. E a proposito di emozioni: la personificazione è una figura retorica che consiste nell’attribuire caratteristiche, emozioni, o comportamenti umani a oggetti inanimati, animali o concetti astratti. Il termine deriva dal latino personificatio, formato da persona (maschera, ruolo o personaggio) e da facere (fare, creare). Questo strumento poetico consente di animare l’inanimato trasmettendo emozioni umane, rendendo più vivo il linguaggio poetico. Facilita la comunicazione simbolica in modo da far diventare più chiari i concetti tramite simbolismi, ed esprime in tutta la sua intensità il mondo naturale. Offre una maggiore profondità e intensità al significato complessivo di un testo, perché amplifica la realtà e ci invita a riflettere sul modo in cui vediamo e interpretiamo il mondo che ci circonda.
Ancora un termine molto importante riferito alla poesia è il Ritmo derivante dal lat. rhythmus, legato al termine greco ῥυϑμός, affine al verbo ῥέω che significa «scorrere». Il ritmo è la cadenza musicale da cui deriva l’armonia poetica che caratterizza il verso. Esso è dato dal numero delle sillabe del verso e dagli accenti ritmici disposti secondo particolari schemi. Il ritmo è il succedersi ordinato nel tempo di forme di movimento, la frequenza con cui le varie fasi del movimento si succedono; percepita dall’orecchio (con alternanza di suoni e di pause) o dall’occhio (come alternanza di momenti di luce e momenti di ombra), oppure concepita nella memoria e nel pensiero. Una successione ordinata, a regolari intervalli di tempo, con cui si svolge un fenomeno, il ritmo delle stagioni, il ritmo di crescita di un organismo, la frequenza di successione di un fatto o di un fenomeno. Il ritmo in poesia è uno degli elementi fondamentali che contribuiscono a definire il carattere musicale del testo poetico. Nella metrica tradizionale il ritmo era regolato da precisi schemi, tuttavia anche la poesia libera possiede un ritmo: il poeta gioca con pause e ripetizioni, inventa una musicalità nuova, fluida e spezzettata, che rispecchia la complessità dell’esperienza moderna. Possiamo allora definire il ritmo come l’anima segreta del verso, il battito che scandisce il flusso delle parole e ne plasma la musicalità. È vibrazione, un’energia che guida il lettore fra pause, suoni e accenti, riflettendo il respiro stesso del poeta. Il contenuto della poesia in questo modo risulta amplificato, trasformato: il verso spezzato può evocare ansia, un’accelerazione evoca stupore, un rallentamento serenità. Il ritmo diventa così veicolo di emozioni e parla al lettore anche al di là delle parole. Concludendo: il ritmo costringe alla lettura attenta, sensibile, ricordando che la poesia non è solo un contenuto da capire ma un corpo, un movimento da seguire. È la danza invisibile che spinge ad immergersi nelle profondità del testo.
A cura degli alunni della classe III C del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro: Claudia Beccu, Teresa Cerullo, Giada Deiana, Mariantonia Podda, Greta Vitzizzai.
Coordinamento didattico: Venturella Frogheri