Un fotogramma del film di Salvatore Mereu
«Siamo ospiti e non predatori della natura»
Cinema. Il nuovo film del regista dorgalese Salvatore Mereu, Bentu, presentato alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia
di Giovanni Graziano Manca

21 Settembre 2022

4' di lettura

Con i mezzi e le possibilità espressive offerte dalla cinematografia moderna il regista di Dorgali Salvatore Mereu ha profondamente innovato il cinema (non solo) isolano, di volta in volta rappresentando della Sardegna aspetti sociali e fenomenologie umane legate a microcosmi urbani, pastorali, contadini e così via, diversissimi tra loro. Non ci stupiamo nell’apprendere le motivazioni con cui la Critica Indipendente presente alla 79° Mostra di Arte Cinematografica di Venezia, assegna a Mereu per Bentu, il suo ultimo film, nelle sale a partire dal 15 settembre, il Premio Bisato d’oro – XVI edizione, per la miglior Regia. Il film è stato premiato «Perché fare un film è regalare allo spettatore il senso dello scoprire un mondo nuovo, e Bentu di Salvatore Mereu è sicuramente uno dei migliori film visti alla Mostra per la qualità e modernità sconvolgente del linguaggio, un film che regala profonde emozioni diventando grande lezione di cinema. Da vedere per chi vuole intraprendere una vita da regista indipendente e per chi ama essere indipendente come spettatore, questo grazie a una grande regia».

Liberamente tratto dall’opera dello scrittore lussurgese Antonio Cossu, Bentu, ambientato nella Sardegna degli anni Cinquanta sulle colline della Trexenta, trasfonde all’interno di una storia di formazione tipicamente sarda (al centro di tutto l’amicizia tra Raffaele e il piccolo Angelino che dà luogo a una relazione umana che si concretizza attraverso la trasmissione di antichi saperi, come in una sorta di iniziazione), motivi ecologici e antropologici. Raffaele è refrattario alla modernità e aspetta che arrivi il vento, elemento naturale cui secondo tradizione il contadino non può rinunciare perché indispensabile quando si tratta di separare i chicchi di grano dalla paglia. Bentu, spiega Mereu, «racconta questa sfida continua che si rinnova con la natura dove però è la natura a dare le carte e a determinare con le sue leggi le nostre azioni. La storia di questo contadino ci può dire su come in realtà noi davvero non abbiamo più un rapporto corretto con la natura, di rispetto, dove è importante avere la consapevolezza che siamo ospiti e non predatori».  Il lungometraggio è prodotto da Elisabetta Soddu e da Salvatore Mereu, produzione Viacolvento col sostegno di Sardegna Film Commission in associazione con Antioco Floris per l’Università di Cagliari – Corso di Laurea Magistrale in Produzione Multimediale e coprodotto dall’Isre con il contributo economico del Ministero della Cultura, Direzione Generale Cinema e audiovisivo, della Regione Autonoma della Sardegna e dei comuni di Guasila, Sanluri e Turri. Del film, che viene definito dal regista la storia di un’ossessione, vengono dunque riconosciute e ricompensate la grande carica di originalità e le intense modalità espressive. «Nel nostro film – racconta Mereu, l’ossessione di Raffaele è quella di apparecchiare al meglio la sua aia in maniera tale che il vento non la trovi fuori posto. Questa dedizione al risultato finale assomiglia molto a quella, se non altro in termini di aspettative, che ci mettiamo quando proviamo a fare un film dove però la componente alea, l’imponderabile, può scompaginare tutto e far saltare il risultato». Bentu è un lavoro corale nato e sviluppatosi tra gli argini di un’esperienza di didattica del cinema che Mereu porta avanti da anni con studenti dell’Università di Cagliari che hanno partecipato attivamente alle varie fasi di realizzazione del film affiancando professionisti della settima arte. Rileviamo peraltro come il dorgalese non sia nuovo a esperienze cinematografiche collettive realmente formative. Nel 2010 i premiati (nella sezione “Controcampo italiano” della 67ª Mostra del cinema di Venezia) mediometraggi Via Meilogu 18 e Via Schiavazzi si avvalevano di una sceneggiatura elaborata collettivamente assieme a un gruppo di studenti di alcune scuole medie cagliaritane.

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