20 Novembre 2021
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Mi piace collocare lo sguardo alla Radio che festeggia 45 anni all’interno di come una Chiesa locale, per meriti di sacerdoti e Vescovi che mihanno preceduto, è riuscita ad essere la voce di un territorio. Ancora per come è stata capace di orientare il pensiero soprattutto con un obiettivo che ritengo fondamentale: far pensare pe persone, riflettere su quello che accade, non essere distratti, aiutare la Chiesa ad esprimere non semplicemente la sua dottrina, che magari si conosce in altre maniere, ma come il suo messaggio può essere compreso e può diventare efficace anche nel tempo in cui si manifesta. Parto da una espressione, fin da ragazzi ci hanno abituato con la radio a dire “mi sintonizzo”. Entrare in sintonia con la lunghezza d’onda è una delle cose che noi oggi facciamo abbastanza facilmente però sintonizzarmi e sintonizzarci è una parola molto bella che apre non tanto alla lunghezza d’onda ma anche alla lunghezza del tempo. Radio Barbagia e L’Ortobene devono avere questa capacità di sintonizzarsi con il proprio tempo, con il messaggio ecclesiale rendendolo efficace. È fondamentale per il ruolo che questi mezzi hanno per la Chiesa e per la diocesi di Nuoro. La Radio ha una sintonia che va a coprire anche al di là di questo territorio ma anche L’Ortobene: oggi mettendo insieme queste due realtà si tratta di ricordare questo ruolo e anche l’orgoglio di una Chiesa per aver generato questi strumenti. Ricordavamo tre figure di sacerdoti, i miei predecessori, ci hanno creduto fortemente e oggi con i sacerdoti di questa diocesi, con il Popolo di Dio credo sia giusto non solo ricordarlo ma anche riaffermarlo e diffonderlo. Abbiamo bisogno di respirare il clima culturale in cui questo si svolge. Oggi non mi ritiro a vita privata, non posso pensare che la Chiesa non debba rappresentarsi anche con gli strumenti che la tecnologia offre anche a livello televisivo. La televisione ha tempi strettissimi, un giornale e una radio hanno tempi più lunghi per far riflettere. Se dovessi dire un obiettivo: far riflettere. Sembra banale perché noi oggi viviamo passando da una cosa all’altra senza fermarci a riflettere sulle cose ecclesiali ma anche sulle quotidiane. Mi hanno fatto riflettere tre considerazioni: giungono da una storica come Hannah Arendt quando scrive, dopo la Seconda guerra mondiale, in una situazione terribile, di regimi che lavorarono molto sulla propaganda ritenendo che le coscienze potevano essere formate. Lei cercò di tracciare la genesi del totalitarismo e segnalò tre aspetti che sembrano attualissimi: l’imbarbarimento nel linguaggio; la sua ipersemplificazione a scopo propagandistico; la trasformazione della parola in slogan. Prenderei queste parole e direi, se devo chiedere alla mia Chiesa di ragionare e di riflettere con i propri strumenti, di lavorare per evitare tutto questo, qualche sintomo, infatti, talvolta lo abbiamo anche oggi. Sono felice e orgoglioso a nome della Chiesa diocesana di questi due strumenti, inauguriamo una nuova sede, non a caso sono nello stesso edificio: la vera novità è questa, sono capaci di sintonizzarsi insieme, di parlare radio e giornale insieme. L’augurio è che questo avvenga sempre più, don Francesco ne è il collante anche grazie a collaboratori che offrono una grandissima disponibilità e sempre maggiore competenza. Questo avvenga sempre di più e sempre meglio.