27 Novembre 2025
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Oliena - Sorriso, fede, coraggio, amore. Questi i quattro pilastri sui quali Checco Malune ha fondato l’esperienza del dolore per sei anni, fino al 9 ottobre scorso, giorno in cui ha terminato il suo pellegrinaggio terreno, ultimamente segnato da sofferenze e sempre sostenuto dall’affetto e dalla premura di Nanna Puddu. Entrambi originari di Oliena, lui classe 1981, lei nata nel 1987, fidanzati dal 2004 e divenuti coniugi davanti all’altare nel 2011: due decenni di cammino percorso «nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore», dalla spensieratezza adolescenziale alla maturità di voler raggiungere traguardi importanti nella famiglia e nel lavoro.
Il calvario è iniziato nel 2019: Checco è stato appena assunto in un’impresa di condotte idriche e fognarie, così entusiasta di apprendere il nuovo mestiere da mettere in secondo piano la fatica nel respirare e l’impossibilità di esprimere al meglio le proprie capacità motorie, soprattutto per l’eccezionale debolezza al braccio; sono stati successivamente i colleghi, preoccupati, a persuaderlo del fatto che «in queste condizioni non si può proseguire». Si è ritenuto opportuno fare i dovuti controlli, visite specialistiche in tutta la Sardegna… e il 12 dicembre dello stesso anno sono arrivati gli accertamenti. Checco si trovava già all’Ospedale civile di Nuoro quando il dottore ha potuto dare le risposte cercate, ma ha preferito che la diagnosi fosse dichiarata davanti alla moglie. Per Nanna non è stato semplice raggiungere il marito: anche lei al San Francesco, operata una settimana prima per un tumore alla tiroide e obbligata al riposo, con divieto di uscire dal reparto. La carità tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta e non avrà mai fine, insegna l’apostolo Paolo; così Nanna si sposta tempestivamente di qualche piano per accogliere il giudizio medico: la Sla. Silenzio e lacrime. Dopo pochi giorni il rientro insieme a casa, sempre a Oliena, nel rione Predu Murta; qui Checco si presentava «in ogni attimo, tutti i giorni, con il sorriso sulle labbra». Quindi il secondo ricovero per Checco e l’intervento di tracheotomia, ancora nel capoluogo, il 13 gennaio 2020. La degenza dura tre mesi a causa della pandemia da Covid19 e le conseguenti restrizioni per impedire la diffusione del virus; dall’8 marzo al 16 aprile i due coniugi possono sentirsi tramite videocall, possibili grazie alla bontà del personale sanitario, pronto a prestare anche questi servizi.
Nella stessa primavera del 2020 Checco è potuto ritornare ancora a casa. Dal suo letto, il giovane mostra una forza d’animo incredibile: sempre gioioso, sereno, disponibile ad accogliere la sua croce e a volerci convivere. E prega tanto, dalla mattina alla sera: non può ricevere la Comunione eucaristica e allora, attraverso emittenti televisive e applicazioni sullo smartphone, rosari su rosari. La fede, unitamente all’amore per Nanna, all’attaccamento per i familiari, alla simpatia per gli amici, infondeva un coraggio quasi impossibile da spiegare. Decisiva in questa sfida anche l’umanità di medici e infermieri: particolarmente prezioso il servizio del Punto Unico di Accesso del Distretto socio sanitario di Nuoro nella persona della dottoressa Gianfranca Piredda; altrettanto significativa la vicinanza dei sacerdoti, in primis quella di don Giuseppe Mattana, parroco emerito di Oliena. Poche parole, proferite con commozione, stanchezza e orgoglio, quelle di Nanna nel ricordo del marito e nel condividere la loro storia: «La malattia è brutta eppure ogni giorno è stato bello, l’infermità ci ha tolto tanto e ci ha dato moltissimo. E quelle persone che mai avresti voluto incontrare sono state la nostra salvezza».
