Cosa fare, oggi, insieme al Signore?
Commento al Vangelo di domenica 15 dicembre 2024 - III Domenica di Avvento - Gaudete - Anno C
di Federico Bandinu
Annibale Carracci, Giovanni battista rende testimonianza (1600 ca), Metropolitan Museum of Art, New York
4' di lettura
14 Dicembre 2024

Nella terza domenica di avvento, la liturgia ci propone di entrare nella dimensione propria del Natale: la gioia. La domenica in Gaudete è l’aperitivo che rinnova nel nostro cuore il desiderio di vivere con gusto il Natale ormai vicino. L’avvento, come visto le settimane scorse, è tempo di attesa, ma anche di propositi e iniziative. Giovanni Battista, con il suo insegnamento, si rivela come una stampella al nostro zoppicare quotidiano. Come suo solito, il figlio di Elisabetta raccontato nelle pagine evangeliche, si trova lungo le rive del Giordano ad insegnare, battezzare ed esortare. Egli, che rappresenta il ponte tra Antico e Nuovo Testamento, parla a tutti. Si rivolge alle folle, ai pubblicani e ai soldati. Tutti gli chiedono: «Che cosa dobbiamo fare?». È interessante che il Precursore non faccia cadere nel nulla la loro domanda, ma prendendoli sul serio, guardi ognuno e cerchi di tessere un impegno che sia alla portata di ciascuno. La tentazione, quando si prende un impegno, è di impersonificare due estremi: il depresso o l’entusiasta. Il primo scoraggiato dalla sua debolezza, che riconosce, si dispera e rimane immobile; il secondo come i fuochi d’artificio, si accende e superbo s’innalza veloce, produce anche un po’ di luce, ma poi si dissolve nel nulla. Giovanni Battista, prendendo per mano i discepoli, indica una strada personalizzata. Tuttavia la strada indicata dal Battista è il sentiero già battuto dell’antica alleanza; rimanda l’Israelita alla giustizia e alla carità. Non è lui la novità, non è lui lo Sposo, non è lui il compimento della promessa antica. San Giovanni è camminamento “ordinario” che indica lo “Straordinario” che viene. 

La domanda morale – «cosa dobbiamo fare» – è tradotta da secoli dai Cristiani: «Che cosa farebbe Cristo se fosse qui oggi?». Tuttavia si presenterebbe il rischio di rimanere in quel sentiero battuto e ribattuto della legge; di camminare in quella via, che pur essendo vera e valida, non propone quel di più del Vangelo. Qual è allora la novità? Cosa stiamo attendendo in questo tempo forte? Attendiamo Gesù, aspettiamo il Dio-con-noi, guardiamo fiduciosi verso Colui che è, additato dal Battista, Compimento della legge antica. Come i discepoli di Giovanni sorge, in noi, la domanda morale: «che fare?». Come i cristiani di tutti i tempi ci chiediamo in che modo la nostra vita e le nostre azioni possono essere più aderenti al Vangelo. Questo speciale tempo liturgico, che stiamo vivendo, ci offre l’occasione di riformulare la domanda in modo nuovo: non più semplicemente «Cosa farebbe Gesù oggi», ma «Cosa faccio io, insieme al Signore, oggi?». L’avvento ci prepara a vivere, attraverso la gradualità della vita, quel esistere-in-Cristo, sapendo che Lui viene e si stabilisce in mezzo a noi. In Lui la divinità incontra l’umanità. Cercando di vivere l’avvento in modo autentico, ci prepariamo a incontrare Cristo, ad accogliere il Dio-Bambino, a partecipare alle nozze pasquali dell’Agnello. Solo allora si potrà vivere la gioia pasquale del Natale.  

Nel suo orizzonte escatologico, il Vangelo, propone l’immagine fuoco: figura dell’amore ardente. I credenti sono davanti alla scelta: lasciarsi carbonizzare dall’indifferenza e dalla paura, o farsi bruciare dall’amore di Dio che chiede di preparargli una casa nel nostro cuore. La fine della pericope ripropone Giovanni che continua ad esortare e evangelizzare. Anche il cristiano è esortato ad accogliere la novità e la speranza del Vangelo: «Viene il Signore».


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