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L’Ortobene
Piazza Vittorio Emanuele 8
08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
C.F. 93003930919
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Negli ultimi mesi, liturgicamente, abbiamo vissuto tempi forti e solennità importanti che ci hanno richiamato ad attingere, rimanendo in Lui (cfr Gv 1,39), alle sorgenti della Salvezza: la morte e risurrezione di Cristo. In questa pericope Gesù, dopo aver mandato i dodici, invia i settantadue nelle città dove stava per entrare. Il numero settantadue è significativo: da una parte settantadue erano le nazioni che componevano la terra (Gn 10), dall’altra settantadue erano gli anziani di Israele, su cui scese lo Spirito, chiamati a cooperare con Mosè ed Aronne (Nm 11,25). La Chiesa mantiene intatta questa duplice tradizione infatti se da una parte i papi, rivolgendosi a tutto il popolo di Dio sparso nel mondo, propongono che «questo Vangelo risvegli in tutti i battezzati la consapevolezza di essere missionari di Cristo, chiamati a preparargli la strada con le parole e con la testimonianza della vita» (Benedetto XVI); dall’altra i padri affermano: «Risulta infatti che come il numero dei Dodici apostoli ha indicato l’inizio dell’ordine episcopale, così i settantadue discepoli, che furono inviati anch’essi dal Signore a predicare la parola, significano nella loro selezione l’ordine inferiore del sacerdozio che ora è chiamato presbiterato» (Beda).
Gesù chiede che la missione inizi nella preghiera; perché rispondano alla chiamata tanti missionari di cui il mondo necessita. Non è semplicemente un dettaglio che la missione inizi con la relazione con Dio; essa rimane il culmine e la fonte (SC 10) di ogni azione missionaria. Al termine di ogni celebrazione eucaristica, ricevuta la Parola e l’Eucaristia, il cristiano è inviato ad uscire, come missionario, per le strade del mondo. Gesù consegna delle istruzioni sul messaggio e sull’equipaggiamento. Il messaggio: «è vicino a voi il regno di Dio», sta arrivando, qui e ora, Cristo il Salvatore. Il messaggio di ogni evangelizzazione è proclamare «Gesù Cristo nostro Signore» (Rm 7,25). Prima di partire il pellegrino è chiamato, in modo attento, a preparare il necessario per il viaggio sapendo che ciò che è superfluo sarà un peso ingombrante per le spalle e le ginocchia. Per una missione incisiva spesso ci appesantiamo con metodi ingegnosi e risorse mondane che contraddicono la semplicità della missione data da Gesù. «Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento» (Baden Powel). Il Maestro propone un equipaggiamento leggero: la Pace del Signore che dona libertà. L’unica cosa che i discepoli sono chiamati a portare per case, strade e città è la Pace che è Cristo (Ef 2,14). Egli che ha mandato a due a due perché il messaggio sia veicolato dalla comunione che vivono i cristiani li aiuta a superare l’autoreferenzialità a favore di uno sguardo verso Dio che crea comunione. «Noi siamo solo piccoli strumenti nelle mani del Creatore» (Madre Teresa di Calcutta). Il cristiano è quell’agnello, disarmato, che sta in un mondo che vive il dolore di conflitti umani, sociali ed esistenziali.
La seconda parte del Vangelo descrive il ritorno dei discepoli da Gesù pieni di gioia per i frutti portati nel ministero. Gesù insegna loro, ed a noi, che la gioia dev’esserci non solo perché il Signore, per mezzo nostro, compie prodigi ma perché «i vostri nomi sono scritti nei cieli». «La Gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (EG 1) e «riempie la vita della comunità dei discepoli, è una gioia missionaria» (EG 21) che «non può escludere nessuno» (EG 23) e «che niente e nessuno ci potrà mai togliere» (EG 84).