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L’Ortobene
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Consola il cuore vedere nella Parola di Dio di queste prime domeniche quaresimali, che il Signore non disdegna la nostra umanità, anzi la cerca. La Quaresima è anche questo: riscoprire che prima di essere noi ad essere “cercatori di Dio”, è Dio stesso un instancabile “cercatore di uomini”. Domenica scorsa il racconto della creazione ci aveva narrato l’inizio della meravigliosa storia che gli uomini possono scrivere insieme a Dio, quando lo accolgono nella propria vita.
In questa domenica, nella prima lettura, ci è invece raccontata la vocazione di Abramo. Le parole di Dio sono sempre esigenti. Dio cerca Abramo e gli chiede di lasciare tutto, ogni sua sicurezza, e partire per un paese lontano, che non conosce e nemmeno sa dove sia. Abramo deve fidarsi unicamente delle promesse da parte di Dio di fare di lui «una grande nazione», perché in lui «si diranno benedette tutte le famiglie della terra». È su questa promessa che Abramo lascia tutto e si mette in cammino.
Anche in questo caso, Dio cerca un uomo. Ne ha visto il cuore, lo ha scelto, lo chiama, lo manda, dando come “garanzia” la Sua stessa parola di verità. Gettando lo sguardo un po’ in avanti, domenica prossima, ci sarà l’incontro di Gesù con la donna di Samaria, un’altra “cercata”, un altro incontro di redenzione e di missione.
La seconda domenica di Quaresima infatti, è tradizionalmente caratterizzata dall’episodio della Trasfigurazione. Essa va certamente letta nella prospettiva della domenica di Pasqua. L’aspetto di Gesù, avvolto di luce e di splendore, richiama in modo esplicito la gloria del Cristo risorto. La liturgia ci insegna che Gesù «dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria» (Prefazio). È come se Gesù avesse voluto nella Trasfigurazione dare ai discepoli prediletti, i testimoni privilegiati, una percezione della sua gloria di Figlio di Dio, facendo risplendere attraverso la sua umanità, lo splendore eterno della sua Divinità.
È facilmente comprensibile la gioia, intrisa di timore reverenziale, che Pietro, Giacomo e Giovanni devono aver provato in quel momento. Il Maestro è davvero Figlio di Dio. E questo non solo perché possono vedere da vicino la sua gloria, ma soprattutto perché ascoltano la testimonianza suprema che il Padre stesso da in favore del Figlio amato: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». La Trasfigurazione è teofania, è manifestazione di Dio. Dio riconosce in Gesù il Suo Figlio, mandato per salvarci dal peccato e dalla morte, lo annuncia presente nel mondo, e soprattutto rivolge a tutti noi l’invito ad ascoltare la sua Parola.
La Quaresima è provvidenzialmente un tempo di ascolto. La Parola si fa abbondante, rivela la tenerezza dell’amore di Dio per noi, ci manifesta il Volto misericordioso del Padre, sempre pronto ad accogliere chi si riconosce peccatore e bisognoso di redenzione, ci fa contemplare nel Cristo Trasfigurato la sorte stessa della Chiesa e di ciascuno di noi. Accogliendo questa Parola, lasciamoci da essa interrogare, illuminare, correggere, convertire, plasmare, amare, inviare.
Come Gesù scende dal monte, ritorna al “livello” dell’umanità, si immerge ancora nelle nostre fragilità, le illumina dall’interno e le rende feconde, così anche noi dobbiamo entrare nelle pieghe della storia e nelle ferite dei cuori, perché anche lì risplenda l’alba della Pasqua.
Siamo scelti anche noi, cercati, come in principio Adamo ed Eva, come Abramo, come la Samaritana. Se Dio ci cerca, lasciamoci trovare. Il dono della sua salvezza è insieme dono di vocazione. Il volto luminoso di Gesù rapisca il nostro cuore, perché possiamo innamorarci di Lui, come Lui è innamorato di noi.
Questa è la Trasfigurazione: contemplare la bellezza infinita del Volto di Gesù, che risplende di amore per noi, accogliere quello sguardo luminoso, lasciandoci noi stessi trasfigurare dall’amore.