Con Maria , toccati dalla Parola
Commento al Vangelo di domenica 8 dicembre 2024 - Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria - Anno C
di Federico Bandinu
Bartolomé Esteban Murillo, Immacolata concezione (particolare), 1665 ca, Museo del Prado, Madrid
4' di lettura
7 Dicembre 2024

La seconda domenica di Avvento, quest’anno, è sostituita dalla solennità dell’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria. Questo elemento, che può apparire di rottura rispetto al percorso dell’avvento, in realtà – servendoci della massima di san Luigi Maria Grignion de Montfort, “ad Jesum per Mariam” – manifesta che l’attenzione vera a Lei non può che renderci più solleciti al mistero di Cristo. 

L’Avvento è il tempo dell’attesa umile e fiduciosa. È un’occasione speciale dunque, in questo tempo forte, incontrare Maria: modello di umiltà, fiducia e attesa. Solo chi sa di non avere tutto riconosce il bisogno di attendere qualcosa. Solo chi si riconosce piccolo e si fida può accogliere la grandezza di Dio. Solo chi è in umile attesa può lasciarsi sorprendere dai doni meravigliosi di Dio. Maria è colei che si è lasciata turbare, stupire e interrogare. In poche parole, Ella si è lasciata toccare dalla Parola che l’angelo le aveva annunziato. 

È interessante notare la differenza tra l’angelo e la Parola. L’angelo è mandato, annuncia e si allontana. È discreto, compie la sua missione evangelizzatrice non considerandosi messaggio ma messaggero. La Parola è inviata (da Dio), annunciata (a Maria) e dona la vita (attraverso lo Spirito Santo). È potente, lascia liberi, rende liberi; ma se accolta, come nella Vergine, “fa grandi cose”. 

Tra le pericopi evangeliche l’Annunciazione rappresenta sicuramente una delle più commentate e conosciute. Tuttavia è bene, davanti a brani come questi, fuggire la tentazione di addormentare e addomesticare la Parola. Essa ci parla sempre in maniera nuova. Se l’abitudine la sterilizza, Dio, in noi, la rende feconda e le dona vita. È l’esperienza di Elisabetta e di Maria. È l’esperienza della Chiesa e di ciascun cristiano che ascoltando la Parola (mandata da Dio), accogliendo la novità che Dio opera in sé (come Maria), la trasforma in Parola (attraverso lo Spirito Santo) che vivifica e santifica. 

Anche il cristiano in prima persona, stimolato da questa pagina evangelica e dalla memoria dell’Immacolata Concezione, deve lasciarsi turbare, stupire e interrogare dalla Parola. Ci rallegriamo anche noi, con Maria, perché siamo destinatari di una buona notizia (Vangelo) e siamo inondati della Grazia che è la presenza di Dio in noi «fino alla fine dei tempi» (Cfr Mt 28,20). Ci turbiamo anche noi, perché spesso non capiamo la durezza della verità evangelica e la sconvolgente forza della misericordia. Ci lasciamo cullare anche noi da quel “non temere”, perché, sebbene non concepiremo il Figlio di Dio come Maria, potremo incontrarlo e averlo come compagno di viaggio nel pellegrinaggio della vita. Anche noi ci domandiamo come sia possibile tutto questo, sperimentando che nella vita, come abbiamo visto domenica scorsa, viviamo angoscia, paura e tormenti. Avviene nella fiducia che si avverino le ultime parole dell’angelo: «nulla è impossibile a Dio». Egli ci dona una speranza: rende l’impossibile possibile anche in noi. Questo può avvenire solo se il credente si apre, in umiltà, al bisogno di quell’impossibile, per poi esclamare, con piena disponibilità, insieme a Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». 

Contemplandola con devozione, Lei che è stata preservata dalla ogni macchia di peccato, la invochiamo “Stella Maris”, come amava chiamarla san Bernardo di Chiaravalle. Maria è quella luce che indirizza i naviganti verso la meta. Conduce noi pellegrini verso la meta: Cristo Speranza nostra, «Colui che viene» e attendiamo. 


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